Storia, arte, cultura

La storia

Le vicende che, in epoca storica, coinvolgono il Comune di Ceto non sembrano distinguersi da quelle che riguardano più ampiamente tutta la Valle Camonica: da quando i Romani nel 16 a. C. arrivarono in Valle, alle invasioni barbariche dei Longobardi nel sec. V, ai Franchi di Carlo Magno che attraverso i suoi “Valvassori” amministra le terre del suo grande feudo, a quando il Vescovo di Brescia diventa l’effettivo padrone della Vallecamonica e a lui i vari signorotti si rivolgono per ricevere l’investitura di feudi. Non sono pervenute grandi memorie scritte, ma è certo che già nei secoli XI e XII la nostra terra aveva vincoli feudali, come tutta la Valle, con la Curia Bresciana. 

Alla località di “Figna” e a Nadro è legata gran parte della documentazione rinvenuta negli archivi vescovili e riguarda in modo particolare l’amministrazione del territorio e dei beni attraverso nobili famiglie quali i “de Figna”, i “Botelli”, i “Gaioni”.
Ma cosa c’era a Figna? Lo storico camuno Don Alessandro Sina scrive: “Figna: ecco una località che diede nome ad un castello, come ad una famiglia che fu tra le più distinte in Valle Camonica, nel secolo decimoquarto, ma che è ignorata dai più.... Figna adunque era, almeno nel 300 quel tratto di territorio che incominciando poco al di sopra dell’abitato di Ceto si estendeva verso Cimbergo fino alla valle in un punto della quale, poco discosto dalla chiesa dei SS. Faustino e Giovita, sopra una elevazione del terreno o piccolo colle, si ergeva un castello che dalla località aveva preso il nome.” Fortilizio che, con ogni probabilità, viene fatto costruire dai Vescovi di Brescia dopo essere diventati i veri ed effettivi padroni della Vallecamonica. Carlo Magno, in precedenza (intorno al 774 d. C.), l’aveva donata ai monaci del monastero benedettino di Marmoutier, nel dipartimento di Tours in Francia, instaurando anche nel territorio camuno la struttura feudale di governo. “Il feudo di Figna restò, a quanto si può intuire, per poco sotto l’amministrazione vescovile, perché se non fu il Ramperto (821-844), qualcuno dei suoi successori lo donò al Monastero di S. Faustino Maggiore di Brescia, allo scopo... di fondare uno di quegli ospizi che dovevano servire come tappa specialmente a quei monaci studiosi che dal cenobio bresciano dovevano portarsi al Monastero dei Reichenau sul lago di Costanza...”.
Nel XIII sec. l’ospizio ritorna nelle mani del Vescovado. La traccia rimasta del possesso dei monaci è la chiesa ricostruita, che ancora oggi esiste, dedicata ai SS. Protettori Bresciani, “e che in origine era la cappella unita al loro ospizio”. I l vescovo di Brescia investe dell’amministrazione del feudo nobili locali, infatti notizie di Girardo ed Oddone della stirpe dei Martinengo quali “signori del castello di Figna”, compaiono già dal 1175 nelle memorie del Monastero bresciano di S. Pietro in Monte. Si suppone che “...il castello fosse fin dal secolo decimoterzo scomparso, perché diroccato e distrutto dalla sanguinosa lotta che allora si combattè tra Brescia e i nobili della Valle Camonica” in quanto si legge che sia Petercino fu Oddone de Figna, che Bontempo de Figna e Aliprandino de Figna non abitano in castello bensì rispettivamente in Cividate, Ceto e Nadro.
Dal 1255 compaiono i nobili “Botelli” di Cemmo, che amministrano possedimenti vescovili nel territorio di Nadro fino a tutto il XIV sec., mentre dei “de Figna” non si hanno più notizie dal 1302. Nel 1423 si affianca a quella del Botelli un’altra nobile famiglia originaria di Esine, i “Gaioni” che si insedia a Nadro nei caseggiati e nella torre già di proprietà del Vescovo di Brescia e dei suoi feudatari, costruendone di nuovi più adeguati al suo casato con ampie sale affrescate e giardini. Il suo potere si intrecciò con quello della nascente “Vicinia” di Ceto e Nadro fino a scomparire con la morte, nel 1856, dell’ultimo rampollo Giovanni Bettino, decapitato da un colpo di mannaia infertogli da Paolo Pezzoni, nato a Nadro il 27 aprile 1810 e morto a Genova il 19 marzo 1861, nel Bagno della Regia Marina. 

L’origine della “Vicinia” in Valcamonica è databile intorno all’anno 1000 ma di quella di Ceto e Nadro si hanno notizie scritte e continuate a partire dal 1787. E’ l’istituzione che rappresenta tutti i capifamiglia “originari” del luogo; ne sono esclusi i “forestieri” e i “nobili”. L’Amministrazione della Vicinia che si occupa di gestire in maniera meticolosa alcuni beni comuni quali boschi, acque, mulini, pascoli, ponti, strade e le attività collegate, è stata un esempio di grande equilibrio fra i due abitati e l’origine dell’Ente “Comune”. La sua vita continua anche fra innumerevoli difficoltà legate alle condizioni economiche generali, fino al 24 luglio 1803 quando una legge la sostituisce con il Comune. La nuova struttura amministrativa è dell’ 08.06.1805 e per la prima volta, nel registro delle Vicinie compare la figura del Sindaco nella persona di Cristoforo Gaioni. E’ il 04.08.1806. Facciamo un passo indietro. Anche non direttamente, le vicende drammatiche della Vallecamonica continuano a influire su tutta la vita sociale di Ceto e Nadro. E’ una storia fatta di nomi importanti e di prolungate lotte per il potere, di guerre sanguinose e intestine tra Guelfi e Ghibellini (i nostri nobili erano Guelfi). Federico Barbarossa, i Visconti e gli Sforza di Milano, la Repubblica Marinara di Venezia sono alcuni degli artefici della nostra storia. Il governo veneto in Valcamonica durerà dal 1454 al 1796, organizzando tutta la comunità valligiana al di sopra dei piccoli feudi ristretti e chiusi e favorendo la crescita democratica del popolo a scapito del prestigio e della ricchezza dei nobili camuni. Gli stessi, si adatteranno alla nuova realtà anche partecipando alla vita delle Vicinie. Venezia farà abbattere attorno al 1455 tutti i castelli della Vallecamonica tranne quelli di Breno, Lozio e Cimbergo sperando forse di eliminare le cause di molte beghe. 

Nel 1797 la Vallecamonica è sopraffatta dalle milizie francesi di Napoleone Buonaparte. Si divulgano in valle gli ideali della Rivoluzione Francese che non sempre verranno mantenuti. Nel libro della Vicinia di Ceto si legge: “Addì 7 giugno 1797. Ippolito Bargnani, scortato da banda francese, in nome del governo provvisorio di Brescia e del sovrano popolo bresciano col titolo di organizzatore della Valle Camonica convocò tutti i reverendi parroci e tutti gli spettabili Consoli del circondario di Cemmo.....intimò a tutti i consoli reggenti e qualunque impiegato delle comunità, la loro dimissione con la dimissione della comunità stessa, sotto pena....”. All’azione degli uomini si aggiungono malattie, pestilenze, carestie (1814-1818!) alluvioni, incendi. Negli archivi si legge che la gente muore di fame. Eventi che lasceranno profonde tracce nell’immaginario popolare. Anche la leggenda della dislocazione attuale di Nadro è legata a un fatto straordinario: si racconta che un terremoto abbia distrutto il paese originariamente posto dove oggi è la Chiesetta dell’Addolorata. 

Nel 1815 con il trattato di Vienna l’Austria occupa la Vallecamonica istituendo nuove forme di governo al quale si opporranno uomini colti e benestanti della nostra Valle, organizzandosi segretamente. I “Carbonari” vengono perseguitati e condannati a morte: anche a Nadro è arrestato il nobile Cristoforo Gaioni. La rivolta si estende alla popolazione che si organizza in gruppi di volontari invitati dai proclami di Garibaldi alla lotta per l’indipendenza. Presto la Valle viene aggregata al Piemonte e nel 1861 l’Unità d’Italia è fatta. La storia successiva non esclude nessuno. 

Le Guerre Mondiali chiedono alla popolazione grandi sacrifici e questo tempo è nella memoria di ogni famiglia. Un particolare amministrativo degno di rilievo riguarda la fusione del comune con quello di Cerveno prendendo il nome di Ceto-Cerveno: è il 1927. Il 6 maggio 1947 i Comuni riacquistano la loro autonomia e l’antica denominazione.

Bibliografia essenziale

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  • A. MARRETTA, Foppe di Nadro sconosciuta: dalla cartografia GPS alle analisi più recenti; 1. ed. 2005 
  • FRANCO LILONI, I dialetti di Ceto Cimbergo e Paspardo nella Riserva Naturale delle Incisioni Rupestri. Vol. I - Aspetti fonetici e morfologici – 1. ed. 2009 
  • PARROCCHIA DI S. ANDREA AP. E SCUOLA ELEMENTARE DI CETO, Le nostre campane; 
  • ERTANI don LINO, Dizionario del dialetto camuno e toponomastica; 
  • ERTANI don LINO, La Valle Camonica attraverso la storia; 
  • FAPPANI ANTONIO, Santuari nel bresciano; 
  • LANZETTI ANTONIO, Breve storia di Valcamonica; 
  • ROSA GABRIELE, Valcamonica e lago d’Iseo nella storia;
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  • TARSIA ENRICO, Asilo infantile Giuseppe Vaiarini, 1. ed. 2004; 
  • GIANNI GUAINI, La mia guerra partigiana. 1. ed. 1999 
  • ANDREA ZONA, Incontri, memorie, racconti Sardegna 1941-Padova 1945. 1. ed. 2003 
  • EUGENIO FONTANA, Giacomo Mazzoli, 1. ed. 1985

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Ultimo aggiornamento
12 luglio 2021